La paura di aver paura

di Elio Occhipinti

 

 “Paura è il nome che diamo alla nostra incertezza: alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c’è da fare per arrestarne il cammino o, se questo non è in nostro potere, almeno per affrontarla” Zygmut Bauman

  

La paura è una delle emozioni che gioca un ruolo predominante nell'essere umano e si manifesta in diversi momenti nelle nostre vite condizionando molte scelte e azioni.

Quanto, ad esempio, la paura della morte, della malattia, dell’ignoto, del vuoto esistenziale, del giudizio, del non essere accettati, del fallimento, della solitudine hanno influenzato le nostre azioni, i nostri desideri o le nostre ambizioni?

Quando siamo in preda alla paura viviamo momenti di forte conflitto, non sappiamo più cosa fare, siamo confusi e reagiamo spesso in modo istintivo attraverso la violenza, la fuga o la paralisi. La nostra sicurezza di fronte alla paura si scioglie come ghiaccio al sole d’estate. 

Sappiamo bene che questa emozione affonda le sue radici nella nostra natura animale e che rappresenta ancor oggi, nell'epoca dell’ipersicurezza, una adeguata reazione a situazioni pericolose dove sono necessarie reazioni rapide. Ma in questa sede ci occuperemo di quelle paure psicologiche che si manifestano anche quando non c’è niente intorno a noi che ci minaccia. Sono quelle che vivono dentro di noi, che ci bloccano, che alterano i nostri pensieri, che ci fanno sentire fragili, quelle che ci inducono a pensare che il passato continuerà a ripetersi nel presente e che niente cambierà. Quando, infatti, pensiamo di essere stati feriti da qualcuno o da qualcosa nel passato, costruiamo delle difese per proteggerci dall'essere nuovamente feriti nel futuro. Così un passato pieno di paure fa nascere un futuro pieno di paure.

Da queste dinamiche sorgono anche le paure che ostacolano un percorso spirituale. Non di rado  facendo meditazione o altre pratiche di consapevolezza emergono paure antiche o che sono legate a bisogni e desideri negati o repressi da molto tempo: la paura di non farcela, di non essere accettati dal maestro o dagli altri membri del gruppo, la paura dell’intimità e della condivisione, la paura di dare fiducia senza sapere se verrà corrisposta, la paura di perdere la propria identità, di cambiare le vecchie e rassicuranti abitudini e, forse la più grande per una ricercatore spirituale, la paura di trovarsi faccia a faccia con se stessi e di scoprire veramente chi si è.  

Tutte queste paure interferiscono con un sano processo di crescita interiore e vanno riconosciute e affrontate senza indugio. Il punto fondamentale è quindi se siamo in grado di comprendere che esse continuano ad agire perché non le abbiamo portate pienamente sotto la luce della nostra consapevolezza e perché temiamo ancora che possano far riemergere episodi dolorosi del passato. Ma fuggire di fronte alle paure  è controproducente e non fa altro che aumentarle.

Il modo migliore per contrastare la paura è di non chiudersi nelle proprie ansie, cercare di controllarla o di dominarla con la forza di volontà. Questo non serve, anzi crea un conflitto interiore che assorbe notevole energia.  Domandiamoci  invece che cos'è la paura, come sorge, quali vie di fuga ho adottato sinora per evitarle e soprattutto che cos'è per me la paura e non di cosa ho paura. Impegniamoci poi  a viverle e farne esperienza nella vita di tutti i giorni senza giudicare e senza condannare. Anche la meditazione può essere d’aiuto, immaginiamo la nostra paura e “vediamo” a quali pensieri si lega, scopriremo così che è proprio il pensiero della paura e la memoria che ne abbiamo che sostiene la paura stessa. In definitiva si tratta di un vero e proprio circolo vizioso.

 

“Si ha paura di mille cose, dei dolori, dei giudizi, del proprio cuore, del risveglio, della solitudine, del freddo, della pazzia, della morte... specie di questa, della morte. Ma tutto ciò è maschera e travestimento.

In realtà c'è una cosa sola della quale si ha paura: del lasciarsi cadere, del passo incerto, del breve passo sopra tutte le assicurazioni esistenti. E chi una volta sola si è donato, chi una volta sola si è affidato alla sorte, questi è libero. Egli non obbedisce più alla legge terrena, è caduto nello spazio universale e partecipa alla ridda delle stelle.” Hermann Hesse

 

(articolo apparso sul n° 74/2017 della rivista "Vivere lo Yoga")